Thomas Patch

(Exeter, 1725 - Florence, 1782)

View of Piazza della Signoria in Florence with the Grand Duke's Guard's Military

Matita nera, penna e inchiostro bruno, pennello e inchiostri colorati
203 x 384 mm (79.92 x 151.18 inches)

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Thomas Patch

(Exeter, 1725 - Florence, 1782)

Veduta di Piazza della Signoria a Firenze, con Parata Militare del corpo di Guardia del Granduca

Matita nera, penna e inchiostro bruno, pennello e inchiostri colorati
203 x 384 mm (79.92 x 151.18 inches)

Rif: 0170

In Piazza della Signoria, rischiarata da una luce meridiana, si sta svolgendo, alla presenza di un piccolo gruppo di spettatori, raccolti su pochi scranni in un palchetto accanto alla statua equestre di Cosimo I de' Medici, la parata del corpo di guardia del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena (1765 - 1790), figlio dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo e fratello di Giuseppe II. I soldati, disposti in un cordone a "L" e preceduti dai quattro ufficiali di battaglione, si distinguono, sia pur nel tratto sommario della penna, dai tricorni e dalle baionette. Al centro della piazza, sotto la mole di Palazzo Vecchio, troviamo una schiera cospicua di tamburini, mentre in primo piano a destra un gruppo di cavalieri reca lo stendardo e il carro con l'apparato celebrativo della casata lorenese, al centro una coppia di gentiluomini attendono il landò e a sinistra una figura, forse un soldato di vedetta, assiste sotto l'ombra del Palazzo Uguccioni.
L'alta qualità del tratto e l'esatta competenza nella costruzione dei piani prospettici riconducono con certezza il foglio alla mano del pittore inglese Thomas Patch . L'artista, nato ad Exeter nel Devonshire, a poco più di vent'anni si trasferà in Italia, prima a Roma dove è attestato dal 1747 nella bottega di Claude Joseph Vernet, quindi, dopo la promulgazione di un'ordinanza papale che lo costringeva a lasciare l'Urbe, le cui ragioni non sono state mai chiarite, ma si ipotizza potesse essere legata ad uno scandalo di natura omosessuale che coinvolse il pittore è a Firenze, che diviene sua città d'adozione, avendovi soggiornato dal 1755 fino alla morte nel 1782 . La sua attività si divide tra quella di ritrattista per la comunità inglese, gravitante attorno alla carismatica figura dell'ambasciatore della corona presso il Granducato di Toscana, Sir Horace Mann , quella di pittore e incisore di caricature, nelle quali dimostra un acuto spirito di osservazione e una pungente ironia, e quella più remunerativa di vedutista, nell'epoca segnata dalla pratica del Grand Tour nella formazione culturale dei rampolli dell'aristocrazia europea. Nelle sue vedute fiorentine Patch dimostra la stessa attenzione al dettaglio che informava la produzione ritrattistica; la medesima capacità d'introspezione che vivificava i suoi soggetti, fossero questi reali o caricature, era attestata da Patch nei ritratti della città nei quali le figure umane non hanno solo la funzione di contorno, bensì occorrono a descrivere, come accade anche nelle vedute veneziane di Francesco Guardi, il carattere dinamico della vita della cittadinanza. Non stupisce trovare istantanee di Firenze di mano dell'artista nelle più importanti collezioni inglesi, a partire dalle raccolte di re Giorgio III che nel 1764 ne acquisto tre, oggi a Windsor nella Royal Collection .
Le vedute di Piazza della Signoria di Patch a noi note condividono tutte lo stesso punto di osservazione. Si tratta di inquadrature riprese da quella che è oggi via delle Farine, all'epoca prosecuzione sul lato nord della piazza lungo il fianco di Palazzo degli Uguccioni. Costruiti secondo questa prospettiva conosciamo ben cinque dipinti di Patch: il più famoso è quello del Museum and Art Gallery di Plymouth , un secondo è stato esposto nello stand di Edmondo di Robilant e Marco Voena all'ultima Biennale dell'Antiquariato di Palazzo Corsini a Firenze , il terzo, noto attraverso fotografie, era nella raccolta del conte di Ilchester ed è andato distrutto nel bombardamento della Holland House a Kensington nel settembre 1940 ; il quarto, attestato fino al 1957 nella Municipal Gallery di Dublino, è passato in asta a Londra nel 2006 ; il quinto infine, già nella collezione Brodie a Chicago, è passato in asta a New York nel 1986 (di una sesta veduta della Piazza attribuita a Patch e andata distrutta nel bombardamento di Southampton del dicembre del 1940 manca purtroppo qualsiasi documentazione fotografica). Nei cinque dipinti ad un'identica impostazione architettonica corrispondono però diverse disposizioni delle figure che danno luogo a differenti soggetti: nella tela di Plymouth (e, secondo quanto riporta Watson anche in quella già a Southampton ) il pittore descrive in primo piano la messa in scena di un teatro dei burattini, seguita con entusiasmo da un fitto gruppo di spettatori. Nella tela Voena, come anche nelle redazioni già ad Holland House e a Dublino, la rappresentazione è quella di una scena della commedia dell'arte, con i teatranti in maschera. Il dipinto già a Chicago infine si distingue da questi ultimi per la presenza al centro di una carrozza. In tutte le tele compaiono i soldati in uniforme austriaca del corpo di guardia, i quali tuttavia risultano confinati nella parte destra della composizione e non interferiscono con le rappresentazioni teatrali al centro.
Il disegno qui esposto dunque rappresenta un'ulteriore variante: ad essere proposta non è una rappresentazione scenica che coinvolge i popolani all'ingresso della piazza, bensì una parata militare con le figure che, anzichè essere sbalzate in primo piano scalano in profondità per tutta la lunghezza della prospettiva. Come appare evidente dalla sovrapposizione delle diverse tecniche tuttavia le figure sono state aggiunte dal pittore in una seconda fase, giustapposte alla composizione com'è evidente a destra con i profili degli stendardi che non celano il palazzo e la tettoia retrostanti. Si tratta quindi di una composizione a due tempi, secondo quella che era una pratica molto usata da Patch e più in generale dai vedutisti. E' presumibile che l'artista abbia ritratto dal vero la piazza per poi aggiungervi in studio le figure. Quest'ipotesi è convalidata da alcuni particolari, che rivelano differenze anche nella descrizione architettonica tra il nostro disegno e le opere finite. Innanzitutto nel disegno il profilo di Palazzo Uguccioni in primo piano taglia l'aggiunta posteriore di Palazzo Vecchio celando del tutto il Tribunale della Mercanzia (come avviene nella realtà assumendo il punto di osservazione scelto da Patch) che invece compare (in misura maggiore o minore) in tutte le versioni dipinte. Inoltre la Loggia dei Lanzi non chiude la profondità della composizione che prosegue con la descrizione del fianco sinistro del corridoio degli Uffizi. Nei dipinti il corridoio pare sbalzato in avanti verso l'osservatore con un effetto di straniamento quasi che la Loggia della Signoria fosse collocata non all'imbocco bensì di fronte al corridoio stesso.
L'analisi di queste differenze porta ad una soluzione agevole: presumibilmente Patch realizzava studi sommari delle architetture dal vero. In un secondo momento aggiungeva ai fogli le figure umane; quindi, apprestandosi a portare a compimento i dipinti, univa le prospettive dei diversi studi dilatando gli spazi oltre il naturale e creando delle vere e proprie cartoline-souvenir, con l'esposizione nel dettaglio dei monumenti e la presentazione di edifici che in realtà sarebbero stati non visibili dal punto di osservazione prescelto. Non è un caso se nei dipinti di Plymouth e Voena la definizione delle statue della piazza sia molto precisa, mentre in questo veloce schizzo, con l'eccezione del monumento equestre di Cosimo, vengano tratteggiate con pochi colpi di penna.
Studi di questo genere, benchè a noi oggi non siano giunti, dovevano essere frequenti nella bottega del pittore, che sicuramente esaminava le varianti dei soggetti descritti prima di dedicarsi alla redazione degli stessi su tela. Il nostro disegno risulta dunque un documento importante da parte di un grande artista, illustratore d'eccezione della vitalità dell'ambiente fiorentino nella seconda metà del Settecento.



1 - Bibliography on the painter's activity is quite considerable. Here are only the last contributes: A. M. D'Amelio, Thomas Patch caricaturista: le due serie di incisioni fiorentine nel Museo di Roma, in "Bollettino dei Musei Comunali di Roma", 20, 2006, pp. 41-76; Un inglese in Oltrarno: omaggio a Thomas Patch, a cura di F. Navarro, catalogue of the exhibition (Firenze), Livorno 2007; G. Coco, I ritratti dei "Grand Tourists" nei disegni e nelle incisioni di Thomas Patch, in "Proporzioni", 9/10, 2010, pp. 125-144, tavv. 161-185; H. Belsey, Reading the caricature groups of Thomas Patch, in "The Burlington Magazine", 153, 2011, pp. 229-231. 2 - L. Lagrange, Les Vernet: Joseph Vernet et la peinture au XVIIIe siècle, avec le texte des Livres de raison et un grand nombre de documentes in�dits, Paris 1864, p. 438. 3 - H. Belsey, voce Patch, Thomas, in Oxford Dictionary of National Biografy, 42, Oxford 2004, pp. 997-998. 4 - G. Coco, Horace Mann: "L'idolo di Firenze, ricco, amabile, appassionato d'arte e dotato di ottimo gusto". Ritratto di un conoscitore e mercante d'arte nella Firenze dei Lorena, in "Studi di storia dell'arte", 21, 2010, pp. 242-243 (pp. 235-246). 5 - E. Pellegrini, Thomas Patch, in La pittura di paesaggio in Italia. Il Settecento, a cura di E. Calbi e A. Ottani Cavina, Milano 2005, pp. 278-279. 6 - M. Chiarini, in Firenze e la sua immagine: cinque secoli di vedutismo, catalogue of the exhibition (Firenze), Venezia 1994, p. 163, n. 98. 7 - H. Belsey, Thomas Patch, Milano 2011, pp. 18-25. The painting has a pendant with a view of L'Arno e Ponte Santa Trinita. 8 - F. J. B. Watson, Thomas Patch (1725-1782), in "Walpole Society", XXVIII, 1939-40, pp. 39-40, n. 30. 9 - Paintings from Irish collections, catalogue of the exhibition, Dublin 1957, n. 140. 10 - Christie's, London, 8/6/2006, lot 96. 11 - Sotheby's, New York, 17-19/11/1986, lot 81. 12 - Watson cit. 1939-40, p. 40, n. 34.

Note: