Jacopo Calvi detto Sordino

(Bologna, 1740 - Bologna, 1815)

Saint Girolamo Emiliani in Glory with Angels

olio su carta
265 x 198 mm (104.33 x 77.95 inches)

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Jacopo Calvi detto Sordino

(Bologna, 1740 - Bologna, 1815)

Saint Girolamo Emiliani portato in gloria dagli angeli

olio su carta
265 x 198 mm (104.33 x 77.95 inches)

Rif: 0091

Prezzo: € 4.500,00 - circa US $ 4.905,00

Descrizione:

Iseppi, Iacopo Alessandro calvi, pittore e poeta. "Nuove congiunzioni fra Bologna e Bergamo nel segno di San Gerolamo Emiliani", in Arte Lombarda, N. S. 175, 3, 2015, pag. 139, ill. 2, pag. 142
A. Loda, San Gerolamo Emiliani e la sua iconografia nei territori bergamasco e bresciano, in Itinerarium caritatis. Girolamo Emiliani padre degli orfani. Opere dal territorio bergamasco e bresciano, catalogo della mostra, Museo d'arte e cultura sacra (novembre 2018)
2018, pag. 48, pag. 86, scheda 19

I. Graziani, Jacopo Alessandro Calvi, detto il Sordino (1740 - 1815). Accademico e pittore, 2022, n. 8, pag. 55, ill. pag. 184
Girolamo Emiliani è trasportato in cielo da due angeli su un manto di nubi. Più in basso altri due angeli recano in mano una spada e una catena con una sfera di marmo, segni distintivi del santo.
La personalità di Girolamo, fondatore dell'ordine dei Chierici Regolari di Somasca, si inserisce con autorevolezza nel contesto degli sconvolgimenti politici e religiosi che segnarono la storia d'Italia all'inizio del Cinquecento. Comandante della guarnigione posta dai veneziani a difesa della fortezza di Quero, è costretto alla capitolazione nell'agosto del 1511 dalle milizie della Lega di Cambrai. In quell'occasione viene fatto prigioniero e rinchiuso per oltre un mese nelle segrete del castello con ceppi alle mani e ai piedi ed una catena al collo fissata ad una palla di marmo. Fu proprio la prigionia e la miracolosa liberazione a segnare il suo destino portandolo alla meditazione religiosa. Lasciando la casa paterna, dà avvio alla fondazione di diverse opere di carità, riunite poi in un'unica famiglia ed elevate quindi ad ordine da papa Paolo III. Le armi e gli strumenti di costrizione sopportati nel corso della prigionia risultano quindi gli emblemi del santo, il cui culto conobbe un periodo di notevole fortuna nella seconda metà del Settecento, in conseguenza alla beatificazione deliberata da Benedetto XIV nel 1747 e alla successiva canonizzazione, decretata da Clemente XIII vent'anni dopo.
Il bozzetto in mostra è opera del maestro bolognese Jacopo Alessandro Calvi ed è preparatorio per la tela oggi in collezione Molinari Pradelli a Marano di Castenaso (Bo)1, a sua volta versione ridotta e semplificata della pala realizzata da Calvi per il santuario di San Girolamo Emiliani a Somasca2. Una stampa, tratta dall'incisore bolognese Giovanni Fabbri nel 1767, costituisce il termine cronologico ante quem per il dipinto Molinari Pradelli (e quindi per il nostro bozzetto)3, mentre la pala del santuario va collocata qualche anno dopo, fra le imprese celebrative conseguenti alla canonizzazione del santo. D'altra parte una datazione piuttosto precoce della composizione risulta desumibile anche dalle prerogative formali, che rivelano l'adesione di Calvi nella fase giovanile ai modi, più che di Varotti, suo maestro diretto, di Creti e soprattutto di Ercole Graziani, artisti da cui mutua un calibrato classicismo ed una misurata eloquenza nella resa degli affetti. Questa risulta evidente anche nel bozzetto qui illustrato, col santo che anzichè aprire le braccia, come pure era consueto nelle rappresentazioni di questo genere, le porta al petto, in un gesto di ossequio più meditato che non ridondante. Una religiosità che rispondeva del resto alle disposizioni della chiesa nel momento di massima convergenza con le tesi dei philosophes illuministi: Benedetto XIV aveva fatto propri i principi di Lodovico Antonio Muratori riguardo la necessità, da parte dei cristiani, di esercitare il culto attraverso una "regolata devozione" e l'arte devozionale conseguentemente aveva abbandonato i modi secenteschi per adottare un canone d'espressione più temperato, consono alle nuove istanze dottrinali. Le figure degli angeli trovano corrispondenza persino fisionomica con quelle delle numerose Assunte o Immacolate realizzate da Graziani negli anni '50 del Settecento. La datazione più plausibile per il dipinto (e per il bozzetto) di Calvi è dunque all'inizio del decennio successivo, negli anni del successo a Bologna delle prime opere realizzate in proprio, dopo il lungo apprendistato nella bottega di Varotti.FEDERICO GIANNINI